04Settembre2019
21,15
Basilica di S. Miniato al Monte, Via delle Porte Sante, Firenze
FloReMus – L’Homme Armé / Una Passione per il popolo
La Passione secondo Matteo di Francesco Corteccia, il musico del Granduca Cosimo I
Ensemble L’Homme Armé
Direttore Fabio Lombardo
Pietro Bartolini, voce recitante
Cantus: Giovanni Biswas*, Cristiano Benedetti, Niccolò Landi, Luca Mantovani,
Altus: Luciano Bonci*, Paolo Davolio, Federico Mancini, Francesco Zani
Tenor: Paolo Fanciullacci*, Michele Gaddi, Tommaso Barni
Bassus: Gabriele Lombardi*, Andrea Berni, Giorgio Marcello
*Solisti
A cavallo tra gli anni Venti e Trenta del XVI secolo, il giovane musicista mediceo compone due passioni. In questo concerto viene presentata la passione secondo Matteo, a tutt’oggi ancora inedita, un esempio del particolare stile fiorentino che si andava sviluppando in quegli anni parallelamente all’invenzione del madrigale. Corteccia diventerà il musico prediletto del Granduca Cosimo I e viene ancora oggi considerato uno dei migliori testimoni della musica del Rinascimento fiorentino.
Ingresso libero
FRANCESCO CORTECCIA (1502-1571)
dai “Responsori per la Settimana Santa” (1)
In monte oliveti
Ecce vidimus
Omnes amici mei
Caligaverunt oculi mei
Velum templi scissum est
Plange quasi virgo
O vos omnes
Ecce quomodo moritur justus
****************
Passione secondo Matteo (1532)
(1) Responsoria omnia quintae ac sextae feriae sabbatique maioris hebdomade paribus vocibus a Francisco Corticio Florentino, musices serenis. Cosmi Medices magni Etruriae d. praefecto iuxta Breviarii Romani formam restituti, una cum cantico Zacharuae et psalmo Davidis quinquages. ipsis feriis accomodata, Angelo Gardano, Venzia 15701532)
Anni travagliati per Firenze quelli a cavallo tra la seconda e la terza decade del Cinquecento. Dopo la morte di Giovanni de’ Medici, il grande condottiero “dalle bande nere”, la presenza dei Lanzichenecchi di Carlo V in Italia risulta sempre più inquietante per Firenze. Cresce il malcontento verso i Medici e rinasce lo spirito savonaroliano; i Medici abbandonano Firenze, si diffonde la peste, i seguaci di Savonarola proclamano Cristo re di Firenze. E nel ’29 comincia l’assedio di Firenze da parte delle truppe imperiali che, dopo varie e controverse vicissitudini, riusciranno a entrare nell’agosto del ’30, anche se evitando il saccheggio come era stato a Roma tre anni prima. I Medici rientrano definitivamente a Firenze e Alessandro de’ Medici viene eletto nel ‘32 Duca della Repubblica fiorentina (… ma assassinato pochi anni dopo). La produzione artistica, che ha reso la città famosa in tutta Italia e in Europa, ha un rallentamento ma non si ferma: solo per fare un esempio relativo all’architettura, negli stessi anni Michelangelo Buonarroti si dedica alla costruzione della Biblioteca Laurenziana, alla Sagrestia nuova di S.Lorenzo, oltre a varie fortificazioni difensive. Anche la musica ha risentito delle vicende turbolente che hanno maggiormente colpito l’ambito religioso, soprattutto dall’avvento di Savonarola in poi. In città si fa ancora musica polifonica ma certamente con meno risorse ed energie rispetto al periodo laurenziano. Eppure negli anni ’20 comincia a svilupparsi uno stile, influenzato anche da altri ambienti cortigiani italiani, uno stile musicale che darà orgine alla fortunata stagione del madrigale, uno stile italiano che si diffonderà in tutto il continente. In questi anni travagliati ma evidentemente non sterili, un giovane sacerdote fiorentino, Francesco Corteccia, compone delle musiche polifoniche per la liturgia della Settimana Santa: una prima Passione polifonica per il Battistero di S.Giovanni, sul testo di S.Giovanni (1527) e una seconda per la Basilica di S.Lorenzo sul teso di S.Matteo. Queste composizioni sono le prime testimonianze nella produzione cinquecentesca di Passiones polifoniche, un autentico primato per la cronologia e la fortuna del repertorio italiano fiorito nel trentennio successivo (dalla Passio di Innocenzo De Albertis del 1540 a quelle di Giovanni Nasco del 1561 e di Paolo Aretino del 1565). Conservate entrambe in un manoscritto dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze, la Passione eseguita stasera mette in musica una consistente selezione del testo di Matteo, in uno stile molto particolare che, sebbene erede lontano delle formule imitative di derivazione franco-fiamminga, privilegia soprattutto l’omofonia, uno stile semplice che restituisce la comprensibilità del testo in una forma che, soprattutto in certi punti, acquista un potenziale drammatico del tutto nuovo per l’epoca. Uno stile semplice che, nonostante la raffinatezza delle relazioni armoniche, sembra parlare anche al popolo, che, visti i tempi, probabilmente si immedesimava in questa storia universale, riconoscendovi i temi della sofferenza, del tradimento, del sacrificio, temi estremamente attuali. La parte
dell’Evangelista viene recitata in lingua volgare secondo la traduzione curata dal domenicano Santi Marmochino e pubblicata a Venezia nel 1538. Corteccia dedicherà alla liturgia della Settimana santa la realizzazione dell’intero ciclo dei Responsori che verrà pubblicato molto tardi, un anno prima della sua morte, quando ormai era all’apice della sua carriera, riconosciuto come “musico del Serenissimo Cosimo de Medici” Duca di Toscana. Da questa monumentale opera estratti alcuni brani che mostrano la maestria compositiva di Corteccia, che riesce a realizzare uno stile sacro che risente, proprio per i testi legati alla passione di Cristo, dell’espressività semplice del primo madrigale, dove comincia a nascere uno stile nuovo, lontano dalle complessità dell’antico stile fiammingo.