03Settembre2019
21,15
Museo di S. Marco (Biblioteca di Michelozzo), Piazza S. Marco, Firenze
FloReMus – European Lute Quartet / Il giardino del liuto
Musiche per quattro liuti
Musiche di N. Vallet – R. Ballard – G. Pacoloni e anonimi vari del XVI secolo
European Lute Quartet (Sigrun Richter, Jean Marie Poirier, Thierry Meunier, Gian Luca Lastraioli)
Lo splendore e l’estro del repertorio per il liuto, lo strumento più popolare del Rinascimento, affidato a quattro virtuosi europei.
Biglietti: Intero € 18 / ridotto € 12
Programma
John Dowland (1563 – 1626)
Lady Hundson’s Almain
Fortune my Foe
Sir John Smith’s Almaine
The Most Sacred Queen Elizabeth her Galliard
Robert Johnson (1583 ca. – ante 1633)
Almand
Satyrn Tantz
Courante
Ballet
Vincenzo Galilei (post 1520 – 1591) e anonimi italiani del XVI sec.
In Exitu Israel de Aegypto
Spagnoletto
Bianco Fiore
Torneo
Robert Ballard (1575 ca. – post 1649)
Ballet de Prince (Premier chant, Second chant, Troisiesme chant, Quatriesme chant)
Courante
Volte
Branles de Village
Nicolas Vallet (1583 ca. – post 1642)
Ballet
Un jour de la Semaine
Est-ce Mars
Courante de Mars
Gaillarde
Battaille
La consuetudine di raggruppare e “concertare” gli strumenti della famiglia del liuto in ensembles di dimensioni più o meno ampie (si partiva dal minimalista duo per giungere fino a gruppi formati da oltre quaranta liuti) aveva solide radici nella pratica musicale del secoli XVI e XVII. Oltre a danze di ogni tempo e metro, ricercari e fantasie e altre forme tipiche della musica strumentale del periodo, con un ensemble di liuti si potevano infatti eseguire anche trascrizioni e/o riadattamenti di opere vocali quali madrigali, chansons e mottetti. Questa flessibilità, unita alla possibilità di eseguire contemporaneamente più parti polifoniche e/o accordali su ciascuno dei singoli strumenti partecipanti, rendeva di fatto l’ensemble di liuti un ambitissimo medium per la performance musicale nel periodo rinascimentale. Il concerto di questa sera presenta una selezione di brani, tutti arrangiati per quattro liuti, tratti dalla letteratura musicale pan-europea del periodo che va dagli ultimissimi anni del Cinquecento a, circa, la quarta decade del secolo successivo Alcuni dei brani che saranno eseguiti nel concerto di questa sera vennero, sin dalla loro genesi, dagli autori “originali antichi” composti e intavolati (ossia arrangiati) per quattro liuti: è questo il caso, ad esempio, dei balletti di Nicolas Vallet, maestro di liuto franco-olandese che era solito eseguire, insieme a tre suoi studenti, i propri quartetti alle feste di matrimonio che si tenevano ad Amsterdam nel primo decennio del XVII secolo. Altri pezzi che saranno presentati in questa occasione non furono invece direttamente concepiti come brani per quattro liuti ma sono stati da noi componenti dello European Lute Quartet trascritti, adattati e intavolati per quartetto di liuti secondo una prassi molto diffusa al tempo, ossia quella che vedeva decadere la linea di demarcazione esistente fra autore da una parte ed esecutore (o esecutori, come nel nostro caso) dall’altra: faceva infatti parte delle doti di un buon musicista strumentale il sapersi appropriare di un brano composto da altri e saperlo riadattare, quando desiderato, ad un medium di esecuzione diverso da quello per cui il brano era stato originariamente concepito. In alcuni casi, per il nostro programma, siamo quindi partiti da celebri brani originariamente concepiti per liuto solo (è questo, ad esempio il caso dei brani di John Dowland) riarrangiandoli per i “nostri” quattro liuti e arricchendoli di ulteriori “passaggi et contrapuncti” altrimenti ineseguibili su un unico liuto da un unico liutista. In altri casi, siamo partiti invece da alcuni temi musicali evergreen standard del Cinquecento Italiano (originariamente composti da “chissà chi” e per “chissà quale strumento”) quali ad esempio Spagnoletto, Biancofiore e Torneo. Di questi brani (che già al tempo erano di vero e proprio pubblico dominio) abbiamo intavolato la nostra, storicamente, stilisticamente e idiomaticamente plausibile
versione per quattro liuti. Dal punto di vista organologico (con il conseguente ambito di estensione che ciascun strumento può coprire) gli strumenti che verranno impiegati nel corso del concerto sono i seguenti: liuto soprano in re, liuto alto in la, liuto tenore il sol e liuto basso in re. Il programma del concerto si apre con una serie di brani dell’inglese John Dowland, certamente uno dei massimi musicisti britannici di ogni tempo e liutista la cui fama di compositore e di esecutore era conosciuta, lui vivente, in tutto il territorio europeo occidentale. Nonostante la propria incomparabile statura di artista, Dowland incontrò sotto il regno della Regina Elisabetta I insormontabili difficoltà di affermazione professionale in Inghilterra: probabilmente per motivi di discriminazione religiosa, con Elisabetta regnante, Dowland non ottenne mai un incarico ufficiale come musicista di corte. Nemmeno la composizione di una celebre gagliarda (The Most Sacred Queen Elizabeth Galliard) che Dowland dedicò proprio alla sovrana convinse Elisabetta a dargli il posto di lavoro tanto desiderato. Dowland si vide quindi costretto ad autoesiliarsi e a trascorrere lunghi periodi in diversi paesi dell’Europa continentale (visitò anche l’Italia, passando un breve periodo a Firenze). Fece ritorno a Londra solo in tarda età quando, finalmente, re Giacomo I (successore di Elisabetta) gli offrì un posto come liutista di corte. Più fortunata, o comunque meno turbolenta, fu la vita professionale del londinese Robert Johnson: figlio d’arte (suo padre John, anch’egli liutista, aveva “tolto il posto” a corte per molti anni a Dowland) e ben inserito nei circoli della nobiltà londinese, Robert ottenne un posto fra i liutisti di corte all’età di diciannove anni. Autore di musica per liuto, di arie per liuto e voce e di musica teatrale e da ballo, Robert Johnson instaurò anche una feconda partnership con William Shakespeare del quale mise in musica alcuni testi poetici. La parte italiana del concerto di questa sera prevede poi l’esecuzione di In Exitu Israel de Aegypto, un mottetto di Vincenzo Galilei, il capostipite di una importante famiglia toscana di musicisti e scienziati. Vincenzo è considerato uno dei massimi teorici della musica tardo rinascimentale (e non è questa la sede per disquisirne). Liutista di stile severo e ortodossamente conservatore, fu immensamente prolifico (si contano circa 500 pezzi ascrivibili al suo nome). Il suo mottetto è esemplificativo di come possa funzionare la scrittura polifonica eseguita su più liuti. La parte italiana del concerto prosegue poi con tre brani di origine popolare e anonima, che già ho descritto come standard evergreen, ossia come pezzi che appartenevano a tutti e a nessuno e di cui tutti fornivano una propria versione. Spagnoletto è un breve tema di danza in cui la cadenza ha, come suggerisce il titolo, un certo sapore iberico, Biancofiore è un leggiadro tema di balletto multimetro che non a caso venne dettagliatamente coreografato dai più importanti maestri di ballo del secolo, mentre Torneo è una danza pantomimica in cui i ballerini, con i loro passi di danza e al suono dei liuti, mimano le movenze dei soldati su “un campo di battaglia” dove chi impera e comanda è però Cupido. Il francese Robert Ballard fu un liutista al quale la fortuna arrise amplissima. In carriera, ottenne un’importante posizione professionale presso la corte parigina dove la regina Maria de’ Medici lo nominò maître de lut. Per effetto di questa posizione, Ballard divenne quindi istruttore di liuto del giovane re Luigi XIII, del quale,
in seguito e per naturale conseguenza, fu anche uno dei musicisti di fiducia. Ballard rimase per molti anni in servizio presso al corte e, di conseguenza, entrò in contatto con i maggiori compositori del periodo. La sua musica fu dunque, per il tempo, modernamente intrisa del nuovo stile tipicamente riconducibile a quello del ballet de cour che tanta gloria avrebbe avuto attraverso l’intero XVII secolo francese. Chiude il concerto di questa sera una serie di brani composti da Nicolas Vallet, un liutista secentesco, francese di nascita ma che ben presto si trasferì ad Amsterdam, ove per molti anni operò liberamente e proficuamente come maestro di liuto e come compositore di musica per lo strumento (larga parte della sua produzione venne pubblicata a stampa in preziose edizioni sponsorizzate da ricchi mercanti locali, diventando un vero best seller del periodo). I quartetti per liuto di Vallet includono movimenti di danza, arrangiamenti di temi popolari e brani descrittivo-onomatopeici quali la Battaille che chiude il concerto.
Gian Luca Lastraioli