10Settembre2023
ore 21,15
Auditorium S.Apollonia, Via S.Gallo 25, Firenze
FloReMus – CONCERTO SERALE: L’Homme Armé/Psallite!
40 anni de L’Homme Armé
L’Homme Armé
cantus: Giovanna, Baviera, Marta Fumagalli, Matteo Pigato
altus: Alberto Allegrezza, Andrés Montilla
tenor: Paolo Fanciullacci, Riccardo Pisani
bassus: Guglielmo Buonsanti, Gabriele Lombardi
Direttore: Fabio Lombardo
Biglietti interi € 15
Due persone prenotate insieme € 25
Ridotto € 8 (studenti di scuole di musica e conservatori, giovani fino a 30 anni, adulti sopra i 65 anni)
Programma
Antoine Brumel (ca 1460-1513?)
Da pacem
Josquin Desprez (ca 1450-1521)
Missa l’homme armé super voces musicales
Kyrie
Gloria
Jean Mouton (ca 1459-1522)
Quaeramus cum pastoribus
Noe noe, psallite
Missa l’homme armé
Credo
Ninot le Petit (fine XV-inizio XVI)
Psallite noe
Missa l’homme armé
Sanctus
Agnus Dei
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Due temi si intrecciano in questo programma: la melodia de “l’homme armé” che, all’interno della monumentale messa di Josquin, viene cantata in vari “modi”; e il “noe, noe”, il grido dei pastori che esultano per la nascita più celebre dell’Occidente cristiano. I due temi si intrecciano attraverso alcune opere riferite ad autori diversi seppur tra loro contemporanei, e tutti provenienti dall’area franco-fiamminga (ma tutti passati, a lungo o di sfuggita, dalla Penisola).
I due mottetti Quaeramus cum pastoribus e Noe psallite di Jean Mouton (compositore francese tra i più famosi tra i contemporanei di Josquin) erano molto diffusi nel XVI secolo, fatto attestato sia dalla loro presenza in numerosissime fonti manoscritte e a stampa, sia attraverso i diversi cicli di messe polifoniche che altri compositori contemporanei o di poco successivi (Willaert e Morales tra gli altri), hanno composto sugli stessi, segno di evidente apprezzamento. In entrambe i mottetti, a tema natalizio, il testo presenta elementi dialogici, una sorta di dialogo tra i pastori o tra questi e gli angeli, mentre la forma musicale è particolarmente caratterizzata dalla presenza di un ritornello che conferisce al brano un tono festoso e quasi popolaresco. Questa iterazione della parola “noe” (dal francese nöel) è tipica dei brani della tradizione natalizia francese.
Alla stessa tradizione appartiene anche Psallite noe di Ninot le Petit, autore sulla cui identità ci sono ancora vari dubbi: dovrebbe aver fatto parte della cappella papale dal 1488 al 1502, mantenendo qualche contatto anche con l’ambiente mediceo. Il testo del brano appare come un collage di frammenti diversi sempre tratti dalla liturgia del periodo natalizio, con un ritornello, forse di origini popolari, basato sull’esortazione iniziale. La forma sembra alternare episodi tipicamente imitativi ad altri a due voci dal carattere piuttosto improvvisativo, rimandando alle pratiche quotidiane del contrappunto a mente.
La melodia “l’homme armé”, tratta da una canzone borgognona, rappresenta un caso unico nella musica del Rinascimento: “nessun altro cantus firmus è servito come base per così tanti nuovi brani o come punto di partenza per una pratica così ricca di emulazione compositiva e di abilità”. Su questa melodia sono state composte circa 40 messe tra il 1460 e la fine del XVI secolo. Il testo parla di un uomo armato, ma il significato simbolico sembra essere sfuggente ancora adesso:
L’homme, l’homme, l’homme armé l’homme armé l’homme armé doibt on doubter, doibt on doubter. On a fait partout crier que chascun se viengne armer d’un haubregon de fer L’homme, l’homme . . . |
L’uomo, l’uomo, l’uomo armato, L’uomo armato L’uomo armato si deve temere, si deve temere. In ogni luogo si fa proclamare Che ciascuno venga ad armarsi D’un usbergo di ferro. L’uomo, l’uomo … |
Illustri musicologi hanno visto diverse figure dietro questo uomo armato: Cristo contro il diavolo, la lotta dei crociati con gli Ottomani, S.Michele arcangelo contro il drago … interpretazioni che potrebbero spiegare la simbologia che sta dietro a singoli occasioni in cui questa melodia è stata usata.
La Missa l’homme armé super voces musicales è una delle due messe che Josquin compose su questo famoso tenor. È ritenuta una delle opere più famose dell’autore, fatto testimoniato anche dalla sua posizione nel volume “Misse Josquin” (1502), la prima stampa musicale interamente dedicata alle messe di un unico autore.
Tra le messe su “l’homme armé” questa è annoverata tra gli esempi più illustri per maestria contrappuntistica ma, come sempre in questo autore, ciò che colpisce è la particolare eleganza, fluidità e significatività in rapporto al testo. Uno degli aspetti architettonici che spiccano nell’arco dell’intera composizione è il fatto che il tenor viene presentato in un tono diverso in ognuno dei brani, ogni volta a partire da un suono diverso: da “do” (“ut”) nel Kyrie, da “re” nel Gloria, da “mi” nel Credo, da “fa” nel Sanctus, da “sol” nell’Agnus Dei I e da “la” nell’Agnus Dei III. Questo vuol dire che la melodia viene presentata ogni volta in “modi” diversi: dorico, frigio, ecc. Oltre a questo procedimento macrostrutturale si possono trovare vari altri artifici contrappuntistici che in Josquin non appaiono mai sfoggio di virtuosismo contrappuntistico fine a se stesso. Per esempio nell’Agnus Dei II, in assenza del tenor, le tre voci cantano un canone mensurale, ossia cantano la stessa melodia simultaneamente con tre velocità diverse. Così come nel III Agnus Dei i procedimenti imitativi tra le voci si intensificano sempre per arrivare all’invocazione finale “dona nobis pacem”.
Su un’invocazione simile si basa anche il mottetto iniziale Da pacem Domine di Antoine Brumel, anche lui passato dalla corte ferrarese, in cui il rigoroso procedimento canonico, oscillante su più “modi”, contribuisce al tono misterioso del brano.
Fabio Lombardo