29Agosto2021
21,15
Museo di S. Marco (Biblioteca di Michelozzo), Piazza S. Marco, Firenze
FloReMus – CONCERTO SERALE: Ensemble Cut Circle/Josquin 500
JOSQUIN DESPREZ (1450circa – 1521)
Nymphes des bois/Requiem (a 5)
Virgo salutiferi/Ave Maria (a 5)
Baisiez moy (a 4)
Petite camusette (a 6)
Ave verum corpus (a 2–3)
Si j’ay perdu mon amy (a 3)
Christe fili dei/J’ay pris amours (dal ciclo Vultum tuum deprecabuntur; a 4)
Stabat mater/Comme femme desconfortee (a 5)
***
Ut Phebi radiis/Ut re mi fa sol la (a 4)
Missa Gaudeamus, Agnus dei (a 4)
Faulte d’argent (a 5)
Parfons regretz (a 5)
En l’ombre d’ung buissonet (a 3)
Vive le roy (a 4)
Une musque de Biscaye (a 4)
Nimphes, nappées/Circumdederunt me (a 6)
Pater noster–Ave Maria (a 6)
CUT CIRCLE
Corrine Byrne, Sonja Tengblad superius
Jonas Budris, Lawrence Jones altus/tenor
Bradford Gleim vagans (consulente artistico)
Paul Max Tipton bassus
Jesse Rodin direttore
Biglietti: Intero € 18 / ridotto € 12
A fronte della riduzione della capienza delle sale e per consentire una migliore organizzazione, è obbligatoria la prenotazione per tutti gli eventi, compresi quelli ad ingresso libero.
Si informa il nostro pubblico che, a partire dal 6 agosto, secondo quanto stabilito dal D.L. 23 luglio 2021 n. 105 relativo a “misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da #COVID19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche”, l’accesso agli spazi aperti al pubblico gestiti dall’Associazione L’Homme Armé sarà consentito esclusivamente alle persone munite di Green Pass.
La certificazione verde Covid-19 attesta una delle seguenti condizioni:
– aver fatto la vaccinazione anti Covid-19 (in Italia viene emessa sia dopo 15 giorni dalla prima dose sia al completamento del ciclo vaccinale)
– essere negativi al test molecolare o antigenico rapido nelle ultime 48 ore
– essere guariti dal Covid-19 negli ultimi sei mesi
La verifica del Green Pass sarà effettuata all’ingresso dei vari luoghi dove si tengono gli eventi dal personale del festival e avverrà tramite esibizione del QR code della certificazione verde e di un documento d’identità in corso di validità.
Coloro che non fossero in possesso anche solo di uno dei due documenti non potranno accedere all’evento.
Ricordiamo, inoltre, che dovrà rimanere l’obbligo dell’uso della mascherina durante tutta la durata degli appuntamenti e che permane la regola del distanziamento interpersonale di almeno un metro tra persone non abitualmente conviventi.
Questo concerto è realizzato in collaborazione con la Fondazione Guido d’Arezzo.
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Josquin des Prez: il nome evoca l’immagine di una figura potente, misteriosa, leggendaria, qualcuno che ha cambiato il corso della storia della musica ma che nei tempi moderni è sempre stato un enigma. A 500 anni dalla sua morte, questo è un momento per fare il punto, mettere da parte le storie emerse dalla sua inedita fama postuma e tornare invece indietro nel tempo per cercare di toccare il personaggio storico. Chi era Josquin?
Sappiamo molto di più ora di quanto non sapessimo anche qualche decennio fa. Figlio di uno sbirro che una volta fu incarcerato per brutalità della polizia, Josquin iniziò la vita nel 1450, molto probabilmente in circostanze spiacevoli. Eppure presto è mandato a vivere con la sua ricca zia e zio (i Lebloittes) a Condé-sur-l’Escaut, allora importante città cattedrale sull’odierno confine franco-belga. Sembra essere felice lì, per lo meno, torna nella stessa città per l’ultimo capitolo della sua vita (1504-21). In ogni caso, quei primi anni a Condé sono brevi: è presto nella vicina Cambrai, dove, in compagnia del grande Guillaume du Fay, presta servizio come chierichetto fino al 1466. Da lì lo perdiamo di vista per qualche tempo, salvo per un periodo nel sud della Francia al servizio di Renato d’Angiò (1475-1480). Come ha ipotizzato David Fallows, Josquin potrebbe aver fatto un bel po’ di salti in giro per la Francia all’inizio, ottenendo lavoro di canto dove poteva.
Il canto è importante. Josquin sembra aver iniziato principalmente o anche solo come musicista pratico. Non è sopravvissuta una nota della sua musica prima del 1485 circa, e in effetti l’alta qualità delle poche opere che iniziano a circolare in quel momento suggerisce che si tratta di composizioni relativamente nuove e che aveva composto relativamente poco prima di allora. È comunque un decennio cruciale: nella primavera del 1483 eredita una cospicua somma dalla zia e dallo zio ormai defunti, e, probabilmente in quell’estate, si reca per la prima volta in Italia, dove, al servizio del cardinale Ascanio Sforza e la celebre cappella ducale milanese, sembra iniziare a pieno titolo la sua carriera di compositore.
Da questo momento un trionfo segue un trionfo. Nel 1489 entra a far parte del coro della Cappella Sistina per circa cinque anni, producendo un impressionante corpo di musica sacra che sopravvive fino ad oggi negli stessi libri corali dai quali lui e i suoi colleghi musicisti papali si sono esibiti. Poco dopo si trasferisce apparentemente alla corte reale francese, anche se lacune nella biografia continuano ad annebbiare gli anni intorno al 1500. Nel 1502 lo stampatore veneziano Ottaviano Petrucci pubblica la prima stampa musicale polifonica di un solo autore: un libro di cinque impostazioni dell’Ordinario della Messa intitolato Misse Josquin. L’anno successivo Josquin torna in Italia, dove assume notoriamente l’incarico di maestro di cappella alla corte di Ercole I d’Este. A questo punto Josquin è al culmine dei suoi poteri, componendo musica di tale energia e realizzazione tecnica da giustificare l’affermazione che la sua presenza a Ferrara “pone una corona su questa nostra cappella”. Ma è apparentemente irrequieto: meno di un anno dopo torna al nord per assumere la prestigiosa carica di prevosto della cattedrale nella sua seminativa Condé. Come tanti musicisti del suo tempo, conclude la sua carriera tornando alle sue radici.
Riallacciarsi allo storico Josquin significa anche affrontare una volta per tutte il problema dell’attribuzione. Alla fine della sua vita e dopo la sua morte, il nome di Josquin viene associato a molti brani di buona fattura di altri compositori. Questo fenomeno è affascinante e meritevole di ulteriori studi, ma in particolare in questo anno di anniversario, vale anche la pena eliminare le opere spurie e altamente discutibili, come ho tentato di fare nell’ultimo anno come parte di una collaborazione estesa con Joshua Rifkin. La nostra nuova lista di lavori, che sarà pubblicata questo autunno su Early Music, comprende 103 messe, mottetti, canzoni e pezzi strumentali sicure o abbastanza sicure di qualità sorprendente e che vanno dal 1480 al 1520. Questo programma si limita a questo elenco di 103, con un’enfasi su mottetti e chansons.
Quando ascoltate Josquin, considerate di concentrarvi sui motivi: brevi idee musicali che ripete, spesso incessantemente, in una serie mozzafiato di combinazioni. Gli usi rigorosi e persino audaci della ripetizione di Josquin mi hanno portato a caratterizzare la sua personalità compositiva come “ossessiva”. Infatti quello che Josquin riesce a fare per la prima volta nella musica occidentale è fondere l’eterogeneità (diverse voci indipendenti) con una singolarità di scopo (ripetizione). I motivi sono fondamentali. Ma ascoltate anche la potenza con cui concentra l’energia musicale, per la gamma di affetti che riesce a raggiungere, per le forme drammatiche che impone alla polifonia, per la sua sensibilità al testo, per le pause improvvise, i tuffi, le svettanti melodie, gli assottigliamenti e gli addensamenti della trama, e per i climax che possono far sembrare addomesticato Beethoven. Questo repertorio può avere più di 500 anni, ma se ci permettiamo di entrare al suo interno, se arriviamo a parlare la sua lingua come una lingua madre, e se lo eseguiamo con impegno e anche passione, può toccarci con la stessa forza aveva quando era nuovo. Questa è una delle migliori musiche sulla terra. Questo è Josquin.
Jesse Rodin
www.cutcircle.org