FloReMus – CONCERTO SERALE: Bor Zuljan/Il liuto umanista

13Settembre2023

ore 21,15

Biblioteca di Michelozzo, Museo di San Marco, Piazza San Marco, Firenze

FloReMus – CONCERTO SERALE: Bor Zuljan/Il liuto umanista

L’improvvisazione e la magia nell’Italia di Leonardo

Musiche di J. A. Dalza, V. Capirola, B. Tromboncino, J. Ockghem

Bor Zuljan – liuti

Biglietti interi € 15
Due persone prenotate insieme € 25
Ridotto € 8 (studenti di scuole di musica e conservatori, giovani fino a 30 anni, adulti sopra i 65 anni)

Negli ultimi anni del XV secolo il liuto diventa lo strumento preferito dalle corti europee. Considerato dagli umanisti come la lira di Orfeo, lo strumento incantava i cortigiani con i suoi suoni lussureggianti e la sua dolce armonia.
Le prime musiche scritte specificamente per questo strumento appaiono in un momento di avanguardia a cavallo dei secoli XV e XVI infatti nel 1507 Petrucci stampa a Venezia il primo libro di musica per liuto di Francesco Spinacino. Liutisti, come Marco Dall’Aquila, Giovanni Maria Giudeo, Joan Ambrosio Dalza, nonché cantori al liuto, come Bartolomeo Tromboncino e Marchetto Cara, erano ricercati dalle corti più importanti d’Italia: quella degli Este a Ferrara, dei Gonzaga a Mantova e dei Medici a Firenze.
Ma questi compositori delle prime opere per liuto erano soprattutto maestri dell’improvvisazione. Ancor più che in altri periodi, i musicisti, i teorici e i filosofi del Rinascimento ritenevano che la musica che nasceva sul momento, ex-tempore, avesse un impatto più forte sull’ascoltatore. Alla ricerca di questo potere della musica e delle esperienze metafisiche descritte dai neoplatonici come Marsilio Ficino, i liutisti svilupparono complesse tecniche di improvvisazione e iniziarono a inventare sul momento composizioni polifoniche libere come i ricercari e le fantasie, danze su un tenor come la bassadanza, la calata o la piva, a diminuire le versioni strumentali delle melodie vocali in voga e a improvvisare anche le melodie e la poesia, come avviene ancora oggi con l’ottava rima. L’improvvisazione li poneva nel momento stesso della creazione, la musica era viva.
L’immensa curiosità della mente aperta ed estrosa di questo periodo portò a grandi scoperte e sperimentazioni in molti campi, e la musica non fece eccezione. Musicisti ed artisti come Leonardo Da Vinci esplorarono nuovi suoni e inventarono nuovi strumenti. Anche il liuto beneficiò di questa esplorazione e i diversi tipi e configurazioni di questo strumento offrirono una gamma sorprendentemente ampia di suoni folli e colorati: in contrasto con la nostra idea del dolce suono del liuto, il ronzante liuto bray sembra essere stato il più comune all’inizio del XVI secolo, e le corde metalliche venivano spesso utilizzate per avvicinare il suono del liuto a quello del clavicembalo. Mentre il suono prodotto dalle dita della mano destra iniziava a diventare la norma, il suono del plettro era ancora in voga e alcuni documenti descrivono l’uso di una sorta di fingerpicks che probabilmente sintetizzava il meglio di entrambi i mondi.
Con il presente recital Bor Zuljan cerca di entrare nella mentalità dei liutisti sperimentatori di quell’epoca e di ricreare il caleidoscopico mondo sonoro dei suoi liuti tessendo sul posto una nuova rete effimera di polifonia. Improvvisato nella sua interezza, questo programma è un omaggio a quel periodo di massima fioritura culturale e umanistica che è il Rinascimento.
E la musica prende vita…

Programma

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Ottava d’introduzione
Calata ala spagnola (J. A. Dalza)
Calata ala spagnola ditto Terzetti (J. A. Dalza)

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Malor me bat (Johannes Ockeghem)
Bassadanza

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Zephyro Spira (Bartolomeo Tromboncino)
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Padoana descordata (da Vincenzo Capirola)
Che Faralla (Michele Pesenti / Vincenzo Capirola)

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Passamezzo e Saltarello ala Bolognesa (Giovanni Maria da Crema)
Su, su, leva (Bartolomeo Tromboncino)
Piva (J. A. Dalza)

13Settembre2023

ore 21,15

Biblioteca di Michelozzo, Museo di San Marco, Piazza San Marco, Firenze

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